
Comunicare la diagnosi
La diagnosi rappresenta un momento di grande impatto emotivo per il paziente, che si trova ad affrontare un cambiamento improvviso nella propria vita.
- È utile introdurre la diagnosi in modo graduale, utilizzando termini più comprensibili.
- È importante spiegare chiaramente la cronicità della malattia, sottolineando che non è acuta né generalmente mortale, ma richiede monitoraggio costante.
- Utilizzare un linguaggio semplice facilita la comprensione e aiuta a ridurre l’ansia. Evitare metafore aggressive; privilegiare immagini di resistenza attiva, come “stare senza fare” o “aggiustare il tiro”.
- Il coinvolgimento di uno psicologo può supportare medico e paziente nella gestione di incertezze e dubbi.

Strategie di comunicazione efficace
Durante il percorso della malattia, la comunicazione medico- paziente deve adattarsi ai diversi momenti, mantenendo un dialogo aperto e rispettoso delle emozioni del paziente.
- Coinvolgere il paziente e il caregiver nelle decisioni terapeutiche e nelle fasi di follow-up è fondamentale per favorire fiducia e aderenza.
- Mantenere attenzione alle emozioni del paziente, chiedendo ad esempio “come si sente?” all’inizio di ogni colloquio per favorire una comunicazione empatica.
- Incoraggiare il paziente a esprimere dubbi e perplessità, anche quelli percepiti come “banali” , con suggerimenti pratici come stilare una lista di domande.
- Evitare frasi rassicuranti che negano l’ansia, come “non si preoccupi” , per non aumentare stress e senso di incomprensione.
- Spiegare con chiarezza la natura della malattia, inclusa la possibilità di remissione e recidiva, sin dall’inizio.
- Nel follow-up, chiarire che è una fase diversa ma non un abbandono, mantenendo il paziente consapevole del continuo monitoraggio.
Ostacoli e proposte per migliorare la comunicazione medico-paziente
Esistono diversi ostacoli che rendono difficile il dialogo:
- Pazienti diffidenti, spesso a causa di paura e insicurezza, o oppositivi che contrastano il medico senza basi scientifiche.
- Carico burocratico elevato e mancanza di continuità tra ospedale, territorio e altri specialisti.
- Problemi di comunicazione con colleghi specialisti che non rispondono tempestivamente.
- Eccessivo carico sull’ematologo, percepito come unico responsabile della salute complessiva del paziente.
Proposte operative:
- Introdurre incontri periodici multidisciplinari, anche psico- educazionali, aperti a pazienti e caregiver, per alleggerire il carico e migliorare la comunicazione.
- Potenziare l’uso di strumenti digitali per snellire i processi e facilitare l’interazione medico-paziente.