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L’evoluzione della comunicazione medico-paziente
Negli ultimi anni, il percorso di cura della LLC è profondamente cambiato, grazie all’evoluzione delle terapie e a un nuovo approccio relazionale tra medico e paziente.
- Le terapie disponibili sono aumentate, consentendo scelte più personalizzate e adatte alle esigenze del singolo paziente.
- Oggi il paziente è più informato, coinvolto e parte attiva nelle decisioni terapeutiche, in un dialogo collaborativo con il medico.
- Anche una malattia cronica come la LLC può generare stress e ansia, è fondamentale riconoscere e accogliere il vissuto emotivo del paziente.
- Figure come infermieri, OSS e gruppi di supporto contribuiscono a migliorare il dialogo e il percorso di cura nel suo complesso.

Personalizzazione del percorso terapeutico
La comunicazione del medico dovrebbe adattarsi alle mutate esigenze del paziente.
- Le numerose opzioni terapeutiche richiedono una condivisione personalizzata delle scelte, in base a età, comorbilità, presenza di caregiver, disponibilità a spostamenti e durata delle terapie.
- I pazienti non sono tutti uguali: alcuni preferiscono affidarsi al medico senza ricevere informazioni ed altri hanno bisogno di un approfondimento maggiore rispetto al passato.
- Il team multidisciplinare è sempre più centrale, soprattutto per i pazienti anziani con patologie concomitanti; il medico di base potrebbe avere un ruolo di raccordo, oggi ancora poco valorizzato.
- La comunicazione va curata in tutte le fasi della malattia: diagnosi, colloqui iniziali, avvio della terapia, fine trattamento, follow-up e spiegazione della remissione.
- Parlare di ricerca è importante per offrire speranza e far comprendere che esistono opzioni anche in caso di recidiva.

Consigli per migliorare la comunicazione
Talvolta ci possono essere degli ostacoli che impediscono una buona comunicazione medico-paziente e il suo corretto flusso.
- Alla diagnosi usare parole chiare, rassicuranti e adeguate all’impatto emotivo.
- Invitare il paziente a esprimere sensazioni, dubbi e domande.
- Coinvolgere caregiver e team multidisciplinare per supporto e raccolta di informazioni sul paziente.
- Spiegare al paziente anche le difficoltà e limiti clinici per favorire empatia e comprensione reciproca.
- Incoraggiare il paziente a considerare il medico come punto di riferimento fidato.
- Promuovere la possibilità di ulteriori colloqui o spazi comunicativi in caso di necessità.